RIFLESSIONE / DANIELE FRANCI: Il teatro, dove l’io diventa un noi

Nella Giornata Mondiale del Teatro, proponiamo una riflessione di Daniele Franci, direttore artistico del Centro Nazionale di Alta Formazione della Federazione Italiana Teatro 

«La più grande soddisfazione di chi fa teatro è quella di vedere uno spettacolo replicato 100 e 100 volte. Ci sono invece spettacoli, alcuni anche diretti da me, che vorrei non venissero più portati in scena, perché non più interessanti o piéce che trattano tematiche di cui non vi è più bisogno di parlare. La necessità di trasmettere messaggi è il più importante obiettivo di chi fa arte in generale e ancor più in particolare di chi fa teatro; il bisogno, l’urgenza di rappresentare situazioni e portare il pubblico ad assistere a quanto accade, offre la possibilità di “partecipare” a situazioni che magari viviamo quotidianamente ma che silenziosamente ci facciamo scivolare di dosso e cogliere l’occasione per comprendere e comprenderle.
Il 27 marzo 2019 ricorre l’annuale giornata mondiale del teatro e quest’anno più che mai, io credo, e ne sono fortemente convinto, che il teatro abbia l’indiscutibile bisogno di parlare a volte gridando e a volte sottovoce.
Abbiamo bisogno di ricordare la nostra storia e immaginarci futuri possibili, abbiamo bisogno di riscoprire l’umanità che l’attore impegna ogni volta nella sua interpretazione, necessitiamo di riconoscere la bellezza e l’importanza di essere presenti in un medesimo tempo e nel medesimo spazio durante uno spettacolo realizzato da uomini e donne veri e umani. Il teatro parla per contrastare l’ignoranza e la superficialità e il teatro è fatto e praticato sempre di più per educare alle emozioni e alla cultura, soprattutto per “armare” i giovani di conoscenza e amore e non di notizie false o dita che cliccando sentenziano superficialmente. Il teatro parla perché ci insegna la differenza tra il concetto di consumare e condividere. Il teatro esiste per offrirci un tempo reale, quello delle prove e quello della rappresentazione che è segnato ancora da secondi, minuti e ore e non da numero di like al minuto; il teatro parla e allo stesso tempo comunica responsabilmente.
Responsabilità (dare risposta) è qualcosa che il teatro ha già nella sua più profonda identità e che oggi necessità di essere ricordato ai tanti che prendono decisioni sempre più finalizzate ad ottenere più consensi o a fare scandalo…. il teatro smuove!
Smuove perché ci porta “con verità” di fronte alla realtà dalla quale non possiamo sfuggire e questa realtà ci impone impegno. Impegno di ognuno di noi, delle nostre comunità e ci impone un impegno che non possiamo delegare ad altri, perché richiede di metterci faccia, cuore e cervello …. richiede impegno collettivo. Il teatro è un luogo in cui l’“io” diventa per necessità un “noi”.
Il teatro per tutto questo parla e dovrà farlo sempre richiamandoci all’ordine, ogni volta in cui il “senso del giusto e dello sbagliato” rischiano di essere messi in discussione…. sono mille e mille anni che questa cosa avviene e credo debba continuare ad avvenire.
Il teatro parla perché parlando e affrontando i problemi nei contenuti e non solo nella forma, l’uomo è stato in grado di evolversi anche attraverso quest’arte, sino ad oggi.
Il teatro parla perché il “luogo teatro” oggi è uno dei principali centri di scambio e comunità. Il teatro deve vivere perché è l’ambiente in cui i gradi visionari della storia sono comunque passati e ci hanno reso sempre e comunque liberi e senza vincoli di passaporti o cittadinanza perché è di tutti e non potrà mai esserci il principio di proprietà nell’arte vera.
Il teatro parla perché anche oggi mi ha offerto l’opportunità di comunicare.
Viva il teatro, viva gli artisti e viva il pubblico che ci permette di inchinarci ogni volta a fine spettacolo!».

Daniele Franci (foto di Tamara Boscaino)