Emilia-Romagna / La buona pratica teatrale ai tempi del RUNTS
“La buona pratica teatrale ai tempi del RUNTS”
Parte con l’incontro promosso dal Comitato Regionale Emilia-Romagna l’attività informativa e formativa della FITA in tutto il territorio nazionale.
L’appuntamento FITA in Emilia-Romagna, promosso dal Comitato Regionale con la sapiente guida della presidente Mascia Bandini, ha fornito alla vasta platea di associazioni partecipanti molti spunti di riflessione sulle opportunità che derivano al settore culturale dal nuovo assetto normativo del terzo settore e numerose informazione sul come orientarsi tra le varie norme che regolano l’attività di chi, anche non da professionista, fa spettacolo o organizza eventi di spettacolo dal vivo.
Puntuali e preziose sono state le informazioni fornite dai relatori: il consigliere nazionale Fita Diego Navone, la dott.ssa Denise Camorani e il dott. Antonio Sotgia. Dall’assetto giuridico degli enti del terzo settore a come funziona il Runts; dagli aspetti della gestione contabile e fiscale agli adempimenti sulla sicurezza, con la Siae e così via. Un panorama completo delle questioni e degli adempimenti con i quali si confronta chi fa spettacolo. Un incontro molto formativo che ha consentito di superare quella forte preoccupazione che a volte limita o comunque preoccupa notevolmente le nostre associazioni che hanno avuto ancora una volta la conferma di come la Fita sia la “casa“ sulla quale tutti possono contare per affrontare le loro ansie e per evitare rischi nella loro attività: avere accanto una Federazione come la nostra è una garanzia per gli associati.
I lavori sono stati aperti e coordinati dalla presidente regionale Fita Emilia-Romagna. Il presidente nazionale Carmelo Pace, il cui intervento di apertura aveva come focus il ruolo pubblico e politico del terzo settore nella cultura, ha invitato a maturare la consapevolezza di come il ruolo pubblico del terzo settore e di quello culturale in particolare deriva sia dagli strumenti che il Codice del Terzo Settore ci fornisce, sia dalla storia e di quello che è stato ed è la nostra Federazione a livello nazionale e nel territorio. E’ proprio il CTS che, sotto il titolo “Dei rapporti con gli Enti pubblici” (art.55/57), parla di come le amministrazioni pubbliche assicurano il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore, attraverso forme di co-programmazione e co-progettazione e accreditamento nell’esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione, nonché di come le stesse amministrazioni pubbliche possano sottoscrivere con le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore convenzioni finalizzate allo svolgimento in favore di terzi di attività o servizi sociali di interesse generale, se più favorevoli rispetto al ricorso al mercato. Il Presidente Nazionale ha, dunque, sollecitato i nostri enti associati e i comitati Fita del territorio a valorizzare le opportunità che la normativa ci offre, consapevoli che il nostro statuto nazionale contiene già i principi ispiratori della legge e che la Fita, per storia e per quello che fa e per come opera, si rivolge al pubblico, ha un rapporto costante con le comunità in cui riveste un ruolo pubblico. “E allora – ha concluso il presidente nazionale Carmelo Pace – la Fita e gli enti che ne fanno parte e con loro il Teatro non professionista organizzato, hanno un ruolo pubblico? Noi rispondiamo senza ombra di dubbio si: per ciò che c’è scritto nella legge, per la nostra storia, per l’organizzazione della struttura che abbiamo creato in questi anni, per l’affidabilità ormai a noi riconosciuta ed anche in prospettiva per quello stiamo mettendo in campo”. “La domanda se il terzo settore culturale ha un ruolo politico? – ha concluso il presidente nazionale – Questo dipende da noi. Il ruolo politico non viene concesso a nessuno, va conquistato. Possiamo essere scomodi per qualcuno e questo lo sappiamo perché siamo sempre stati e vogliamo continuare ad essere senza padrini politici o di potere. Ma se siamo consapevoli di quello che abbiamo costruito negli anni e di quanto sia importante, non solo per noi, quello che facciamo e rappresentiamo nelle comunità in cui operiamo, troveremo la voglia e la forza per conquistare anche un ruolo politico che nei fatti abbiamo.”




