LA F.I.T.A. PUGLIA in collaborazione con la direzione artistica del Teatro Angioino istituisce la sesta
edizione del concorso regionale “ ATTIMI DI TEATRO ALL’ANGIOINO “ . Il Teatro Angioino è sito in Via Silvio
Pellico n.7 70042 -MOLA DI BARI-.
Art. 2 -Oggetto del concorso.
Oggetto del concorso “ ATTIMI DI TEATRO ALL’ANGIOINO” saranno frammenti tratti da spettacoli, ovvero
performances dal vivo con una propria compiutezza e della durata massima di 15 minuti. Il limite massimo
di tolleranza è di 5 minuti (compresi i ringraziamenti e eventuale rimozione degli oggetti di scena), pena la
squalifica dal concorso. La performance partecipante dovrà avere elementi di scena di poco ingombro, per
consentire l’alternanza di più performance nella stessa serata. N.B. Le compagnie dovranno essere
autosufficienti per quanto riguarda l’allestimento scenico . Il Teatro mette a disposizione il service audioluci
, ma non il tecnico luci/audio.
Il concorso intende
perseguire l’opera di scoperta e promozione di talenti emergenti, e non,
nell’arte attoriale e autoriale; intende altresì proporsi come fulcro di
promozione e diffusione dell’arte teatrale nella città di Bari, polo pulsante
dell’attività culturale del Sud
La serata
finale si svolgerà presso un luogo da definire in Bari nel Dicembre 2017
Sezioni in
concorso:
A.PremioAttore
B. Testo Teatrale
Le domande
di iscrizione devono pervenire improrogabilmente entro e non oltre il 15
ottobre 2017. Il contributo per spese di segreteria è di € 20,00. Per essere
valide, le domande di partecipazione dovranno essere inviate all’indirizzo mail premioattoreartemisia@gmail.com e dovranno contenere per entrambe le
sezioni:
L’Associazione
Culturale “TFN” in collaborazione con il Teatro Fàrà Nume di Roma – Ostia Lido,
l’Associazione Culturale Ce.D.I.A. con il patrocinio della Federazione Italiana
Teatro Amatori del Lazio organizza il primo Concorso Teatrale “Attimi di
Teatro”
Possono
partecipare alla Rassegna compagnie o gruppi teatrali non professionisti
iscritti alla F.I.T.A. o alla U.I.L.T. e residenti su tutto il territorio
nazionale.
Saranno
ammesse un numero massimo di 18
compagnie scelte tra quelle iscritte.
Il
concorso si svolgerà presso il Teatro Fàrà Nume di Roma – Ostia Lido nei gg.
7/8/9/10 Dicembre 2017.
Pubblico
delle grandi occasioni per la riapertura, dopo cinque anni di
chiusura, del Teatro dell’Unione di Viterbo, affidata ad un evento
firmato dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita), che sabato
30 settembre ha significativamente proposto qui il primo spettacolo
della 22ª edizione del Festival nazionale “Città di Viterbo”. A
salire sul palcoscenico è stata la compagnia Gli Amici del Teatro di
Valmontone ne “Il malato immaginario (ahi sune)” da Molière, per
la regia di Gianni Dal Brusco.
Viva
soddisfazione è stata espressa dal presidente di Fita Viterbo Bruno
Mencarelli, che ha salutato e ringraziato, anche a nome della Fita
nazionale, quanti si sono adoperati per questo importante risultato.
Numerosi i rappresentanti pubblici che non hanno voluto mancare
all’appuntamento, tra i quali il dirigente dell’Assessorato alla
Cultura del Comune di Viterbo Luigi Celestini e il sindaco di
Valmontone Alberto Latini, accompagnato dall’assessore alla Cultura
Maria Grazia Angelucci. Presenti anche i componenti della giuria
Simona Tartaglia Capitani, regista cinematografica e televisiva, la
formatrice Giulia Oliva, la drammaturga e regista Serenella Medori,
il presidente dell’Associazione per la Cultura e le Tecnologie
dell’Ambiente e della Sicurezza di Tuscania (Actas) Claudio Patrizi,
il giornalista Luciano Lattanzi, il componente del direttivo Fita
Lazio Annibale Izzo e Francesca Mencaroni, figlia di Francesco
Mencaroni – attore e mimo grande amico della Federazione Italiana
Teatro Amatori – al quale il festival è stato dedicato.
Il
Festival proseguirà fino a domenica 5 novembre. Tra gli appuntamenti
in cartellone anche quello con lo spettacolo “Ben Hur” di Gianni
Clementi, firmato dalla compagnia La Bottega dei ReBardò di Roma,
per la regia di Enzo Ardone, allestimento fresco vincitore del Premio
Fitalia 2017, proclamato venerdì 29 settembre nell’ambito della
30ª Festa del Teatro, svoltasi a Roma Ostia: un’edizione speciale,
resa ancora più significativa dalla concomitanza con il 70°
anniversario della fondazione della Fita, nata nel 1947 e oggi forte
di circa 1400 compagnie aderenti e oltre 23mila tesserati.
In tanti al Teatro dell’Unione per il primo spettacolo del Festival di Viterbo, che ha siglato anche la rinascita di questa sala teatrale
Il presidente di Fita Viterbo, Bruno Mencarelli, saluta il pubblico affiancato dal vicepresidente Sebastian Serafini
Gianni Clementi ama le tragicommedie,
si considera principalmente un autore drammatico e dice di scrivere
per il teatro perché è così che le frasi gli si costruiscono nella
testa, una dopo l’altra, a formare un dialogo.
Tra i drammaturghi contemporanei più
rappresentati in Italia e applaudito anche all’estero,
amatissimo dalle compagnie amatoriali e a sua volta molto vicino al
mondo amatoriale (“Dico sempre di sì a chi vuole mettere in scena
una mia commedia”, afferma), Clementi è stato tra gli ospiti della
30ª festa del Teatro, protagonista di una vivace conversazione
tenutasi a Roma Ostia sabato 30 settembre, condotta da Fiammetta
Fiammeri nella sua veste di direttrice artistica della
manifestazione.
Prima di quell’incontro, gli abbiamo
rivolto qualche domanda.
Cosa porta un autore a decidere di
scrivere per il teatro?
Il teatro è una malattia: ti resta addosso e non riesci a togliertela
più, non ne guarisci. Spesso mi è capitato di voler scrivere
un’altra cosa, magari un romanzo o altro; ma poi, inevitabilmente,
i personaggi prendono vita e diventano azione: e la scrittura diventa
teatro. Ormai mi sono arreso a questa piacevolissima “condanna”:
mi viene talmente spontaneo scrivere teatro, che lo scrivo e basta.
Ognuno ha il suo ambito-mestiere-specializzazione; non si può fare
tutto, bisogna scegliere: se riesco a scrivere per il teatro e
qualcuno mette in scena le mie cose, allora significa che davvero il
mio ambito è quello, e lo trovo molto soddisfacente.
Come decidere quale storia
raccontare tra le tante che passano per la mente?
Non è semplice scegliere. Le mie
storie hanno in genere un’incubazione piuttosto lunga: mi può
venire un’idea e magari rimane in un angoletto finché poi, pian
piano, la vita, l’esperienza, ti porta a somatizzarla, a renderla
materia viva. Le idee fantastiche possono venire a tutti, il problema
poi è scriverle, riuscire a rendere le idee materia agita. Nel mio
caso l’incubazione in genere è piuttosto lunga, ma la scrittura è
molto rapida.
Qual è il ruolo di un autore di
teatro oggi?
Credo che un autore debba essere
testimone del proprio tempo: questi non sono tempi né poetici né
fantastici, dal punto di vista etico e morale; l’autore non può
far finta che tutto ciò non accada.
Lei tocca spesso nervi
scoperti, porta sulla scena storie scomode…
La mia cifra è tragicomica,
decisamente. È importante che il sorriso non sia fine a se stesso:
scrivere una commedia fine a se stessa, oggi, non lo trovo molto
significativo. I tempi in cui viviamo sono difficili, complicati: per
questo nelle mie commedie inevitabilmente c’è molta amarezza.
Ma passare questi messaggi proprio
attraverso il teatro che cosa dà in più?
Credo che in questo senso il teatro
abbia una potenza a sé. Paradossalmente, parliamo di un ambito e di
un pubblico ristretto; ma questo pubblico ha una forte spinta, c’è
un “motivo” che lo porta a prendere, uscire, cercare un
parcheggio, pagare un biglietto per andare a teatro, pur con la
televisione che imperversa ad ogni ora. È incredibile. Il teatro
ancora oggi ha una forza intrinseca senza eguali: per tutte queste
ragioni lo spettatore che va a teatro può portarsi a casa qualcosa
di importante.
Gli autori di teatro, quindi, hanno
una resposabilità particolare?
Credo sia una grande responsabilità.
Ormai si va sempre più verso un teatro di intrattenimento, richiesto
dalle produzioni, che vogliono spettacoli brillanti, sostenendo che
la gente vuole ridere, non vuole pensare ai problemi… Ma la gente
non è stupida. Magari vuole anche ridere, certo. Ma ripeto che di questi tempi,
con quello che viviamo ogni giorno, penso che la risata fine a se
stessa sia anacronistica.
Pensa che in questo senso il teatro
amatoriale potrebbe rivestire un ruolo importante?
Ho grande stima del teatro amatoriale:
il fatto che delle persone decidano, dopo una giornata di lavoro, di
non buttarsi sul divano davanti alla tv ma di vedersi, sedersi
attorno ad un tavolino a leggere un copione, penso sia già eroico di
per sé. Proprio per questo, va benissimo che ci siano compagnie che
decidano di focalizzarsi più sul teatro d’intrattenimento, ma
penso che proprio il teatro amatoriale potrebbe osare un po’ di
più, avere un po’ più di coraggio e di curiosità. Compagnie che
lo fanno ci sono, e anche molto bene.
Gianni Clementi, qui con la direttrice artistica della Festa 2017, è stato protagonista di una conversazione sulla drammaturgia e sul ruolo della scrittura teatrale oggi
Massimo Rossi, attore e doppiatore, ha
un curriculum che, a scorrerlo, sembra di sfogliare un manuale di
cinema e tv.
“Voce” di artisti come Sean Penn,
Charlie Sheen, Kiefer Sutherland, Antonio Banderas e Bruce Willis (ma
solo per fare qualche esempio), ha partecipato al doppiaggio di
lavori come “C’era una volta in America” di Sergio Leone,
“Shrek 2” (è stato il gatto con gli stivali), “Birdman” di
Alejandro González Iñárritu, oltre a dare la “nuova” voce a
Ridge Forrester in “Beautiful” e, dal 2015, al personaggio di
Phil Dunphy nella sitcom “Modern Family”.
Il doppiaggio, d’altra parte, nella
sua famiglia sembra essere di casa: padre di Valentina, fratello di
Riccardo ed Emanuela Rossi, cugino di Laura e Fabio Boccanera,
Massimo Rossi si è prestato volentieri a rispondere a qualche
domanda prima di affrontare le tantissime altre che i partecipanti
alla Festa del Teatro gli hanno posto, nel corso di una conversazione condotta, venerdì 29 settembre a Roma Ostia, dalla direttrice artistica dell’evento, Fiammetta Fiammeri.
Come è arrivato al doppiaggio e al
particolare uso della voce richiesto da questa professione?
Personalmente non ho fatto studi
particolari; ho iniziato che
avevo sei anni e quello che ho
imparato l’ho acquisito sul campo, apprendendo piccole e grandi
cose da maestri che mi hanno insegnato a manovrare al meglio lo
strumento-voce: e posso dire che il riscontro c’è, viste le
gratificazioni e i riconoscimenti che ho ottenuto nella mia carriera.
Quanto all’uso, la voce è uno strumento paragonabile a qualsiasi
altro: basta avere una buona manualità per “manovrarlo” e si
ottengono suoni meravigliosi, perché abbiamo delle possibilità che
vanno al di là dell’immaginabile.
La voce è un elemento
indispensabile per la costruzione di un personaggio: fra tecnica e
immedesimazione, quali sono gli ingredienti per creare la ricetta
perfetta?
Prima di tutto va detto che
“doppiatore” vuol dire “doppio-attore”, quindi per prima cosa
devi essere un attore. Ma quando l’attore affronta una parte a
teatro o al cinema, la costruisce su di sé, mentre il doppiatore
deve “incollarsi” su qualcosa che già c’è, che è già stato
stabilito da un altro: la voce giusta, quindi, bisogna trovarla
davanti ad un leggio e ad un microfono…
Quindi non si hanno nemmeno il
movimento o la postura, che nella recitazione “normale”
influiscono sulla voce…
Infatti. L’impatto con il microfono
è diverso da quello dell’attore: la voce a teatro deve uscire in
una certa maniera, facendosi sentire anche da lontano, ma mantenendo
naturalezza; nel doppiaggio, invece, bisogna parlare molto piano,
perché il microfono prende e amplifica tutto.
La tecnica è fondamentale, quindi?
Certamente. Il diaframma dev’essere
manovrato dal fiato: più se ne ha, più si suona naturali, e si
impara a manovrare ed impostare la voce, pian piano. Ma se è
importante far vibrare il diaframma è altrettanto importante far
vibrare qualcosa che è lì vicino: il cuore, perché la tecnica non
basta. In questo la preparazione e l’esperienza da attore sono
indispensabili. E attori si nasce. Ci si può affinare, con tecnica e
allenamento; ci si può migliorare: ma bisogna nascere così.
Massimo Rossi durante la conversazione sulla voce alla Festa del Teatro
Una parte del pubblico che ha assistito all’incontro con Massimo Rossi, condotto da Fiammetta Fiammeri, direttrice artistica della Festa 2017
È “Ben Hur” di Gianni Clementi
proposto dalla compagnia La Bottega dei ReBardò di Roma lo
spettacolo vincitore del 30° Premio Fitalia. La consegna del
riconoscimento è avvenuta venerdì 29 settembre nella capitale, al
Teatro San Carlo da Sezze, nel corso di una serata di gala resa
ancora più emozionante dalla presenza dell’attore Enzo Garinei, al
quale sono andati il Premio Speciale Fitalia e il lungo, caloroso
applauso del pubblico.
In splendida forma, cordiale e
sorridente, l’artista 91enne ha regalato al pubblico ricordi di
gioventù e riflessioni su un mestiere difficile ma straordinario,
con un pensiero particolare rivolto proprio al grande mondo del
teatro amatoriale, che vede la Fita – quest’anno impegnata nelle
celebrazioni del proprio 70° di attività – quale organizzazione
leader in Italia, con circa 1400 compagnie e oltre 23mila iscritti:
«È davvero importante – ha dichiarato l’attore – sostenere queste
compagnie, i piccoli teatri e la Fita per tutto quello che fanno, per
il teatro in generale e per i giovani che iniziano la loro strada.
Come me la pensava mio fratello Pietro, molto legato alle compagnie
amatoriali e sempre felice di permettere loro la messinscena di tanti
suoi lavori, scritti con Sandro Giovannini e il maestro Armando
Trovajoli».
Tra gli applausi della platea, Garinei
ha poi regalato un momento di toccante poesia, recitando i versi di
un anonimo autore brasiliano dal titolo “Orme sulla sabbia”, ma
chiudendo il suo intervento nel segno dell’allegria e
dell’inossidabile passione per la scena che lo caratterizzano,
ricordando l’ormai prossimo debutto, al Brancaccio di Roma, giovedì
12 ottobre, della nuova edizione della commedia musicale “Aggiungi
un posto a tavola”, tra i capolavori di Garinei e Giovannini, nel
quale rivestirà il ruolo di Dio.
Fitalia 2017: gli altri premi
Oltre al premio per il migliore
spettacolo, il Fitalia 2017 si è articolato come sempre anche in
altri ambìti riconoscimenti: per la regia, vittoria di Lello
Genovese per “Venerdì 17” della compagnia Tra Palco e Realtà di
Portici (Napoli); fra gli interpreti, gradino più alto del podio per
Luigi Moneta come attore (Quelli del Martedì di Caprarola – Viterbo,
per “La quarta onda” di Alessandro Morganti e Angelo Pecorelli),
Ramona di Martino come attrice (Compagnia Incontri di Portici –
Napoli, per “Ferdinando” di Annibale Ruccello) e Sandro Calabrese
(La Bottega dei ReBardò) e Anna Chiara Bassan (La Zonta di Thiene –
Vicenza, per “Mercurio” di Amelie Nothomb) come attori e attrici
caratteristi. Infine, premio per il migliore allestimento alla
Piccola Ribalta di Pesaro per “Improvvisamente l’estate scorsa”
di Tennessee Williams.
Festa del Teatro 2018: da Roma a
Palermo nel nome del teatro e della cultura
La serata al San Carlo da Sezze ha
consentito anche il simbolico passaggio del testimone tra Roma e
Palermo come città ospitante della prossima Festa del Teatro, evento
nel cui ambito si svolge annualmente la consegna dei Premi Fitalia:
una scelta, quella della bella città siciliana, dettata dal suo
inserimento tra le Capitali Europee della Cultura per il 2018.
Alla cerimonia hanno partecipato tra
gli altri, oltre al presidente nazionale Fita, Carmelo Pace, e ai
presidenti Fita del Lazio, Andrea Serafini, e della Sicilia,
Antonella Messina, il consigliere comunale di Palermo Giulio
Cusumano, il presidente di FederTeatri Sicilia Francesco Giacalone, e
il consigliere Ignazio Cozzoli per il Comune di Roma. Con loro anche
Giuseppe Pierro in rappresentanza del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca (Miur), con il quale la Federazione
sta portando avanti da anni una fruttuosa e intensa collaborazione,
mirata soprattutto ai giovani e al mondo della scuola.
Fita, 70 anni di impegno per il
teatro amatoriale italiano
La serata di gala per Fitalia 2017 è
stata l’occasione anche per ricordare i 70 anni della Federazione,
nata nel 1947 e prima organizzazione del settore in Italia a
costituirsi a livello nazionale, prima come aggregazione dei Gruppi
d’arte drammatica (Gad) e successivamente, dopo un sodalizio con
l’Ente nazionale assistenza lavoratori (Enal), come entità del tutto
autonoma: era il 1978 e tra quanti contribuirono a quel fondamentale
passaggio vi furono anche Gabriele Sanges e Aurelio Angelucci, che al
Fitalia hanno ricevuto la medaglia celebrativa del 70° Fita.
Condotta con brio e freschezza dal
giovane Biagio Graziano, la serata al San Carlo da Sezze ha visto
anche la partecipazione di Alfredo Valle e Gianni “Way”
D’Aliesio, simpatici “disturbatori” della cerimonia nei panni
degli esilaranti “vegetti” liguri Beppe e Gino.
Una 30ª Festa ricca di eventi e
uno spazio speciale per i giovani
Un anniversario significativo, questo,
che si affianca al 30° della Festa del Teatro: evento che tra
domenica 24 settembre e domenica 1 ottobre ha portato a Roma Ostia
tanti affiliati alla Federazione da ogni parte d’Italia, oltre ai
sedici giovani dell’Accademia del Teatro Fita, protagonisti di una settimana
di formazione condotta dalla regista Valentina Mustaro (con un lavoro
sul “Dyscolos” di Menandro) e coordinata dal direttore artistico
nazionale, Mauro Pierfederici. La restituzione scenica di questo
percorso formativo è stata applaudita sabato 30 settembre, sempre al
San Carlo da Sezze e completata, la mattina seguente, da un dibattito tra i partecipanti alla Festa e i ragazzi dell’Accademia: Flavio Ostuni dalla Basilicata;
Saverio Rizzo dalla Calabria; Elena Maria Rosaria Pagano e Antonio
Carmando dalla Campania; Cristina Vespignani dall’Emilia Romagna;
Alexei Coianiz dal Friuli-Venezia Giulia; Asia Bertello dal Lazio;
Lisa Nero e Ilario Andreoli dalla Liguria; Giulia Grassini dalle
Marche; Alessandra Minchillo dal Piemonte; Angelo Fucito dalla
Puglia; Chiara Calandrino dalla Sicilia; Beatrice Cozzari
dall’Umbria; Rachele Lavarda e Matteo Sartori dal Veneto.
Realizzata con la collaborazione
organizzativa di Fita Lazio e con la direzione artistica di Fiammetta
Fiammeri, la Festa del Teatro è stata arricchita anche da stage e
incontri con personalità del mondo del teatro: tra gli altri, il
drammaturgo Gianni
Clementi, gli attori Rocco Mortelliti e Giovanni Dallargine, che
hanno condotto stage rispettivamente su commedia dell’arte e
improvvisazione, Massimo Rossi, che ha raccontato la sua lunga
esperienza nel mondo del doppiaggio come “voce” di star quali
Sean Penn e Bruce Willis, e Mirella Arcamone, esperta con la quale si
è affrontato il tema dell’alternanza scuola-lavoro.
Numerosi, durante la settimana, anche
gli spettacoli messi in scena da compagnie laziali, in rappresentanza
delle realtà provinciali Fita della regione, e applaudita anche
l’esibizione delle compagnie finaliste al concorso “La mania della
regia”, che ha visto cinque gruppi confrontarsi su altrettante
possibili declinazioni di uno stesso testo: alcune poesie di Edgar
Lee Masters, tratte dalla “Antologia di Spoon River”.
LE PRIME IMMAGINI DEI RAGAZZI DELL’ACCADEMIA
Parte dei ragazzi dell’Accademia con il presidente Fita Carmelo Pace all’indomani dello spettacolo
Alcune scene dal “Dyscolos” di Menandro
Foto di gruppo dopo lo spettacolo nato dallo studio del “Dyscolos” di Menandro
La regista Valentina Mustaro con il presentatore Biagio Graziano
LA SERATA DEI PREMI FITALIA
Gabriele Sanges e Aurelio Angelucci con il presidente Carmelo Pace
I “vegetti” Alfredo Valle e Gianni D’Aliesio
Per il migliore allestimento, premiata la Piccola Ribalta di Pesaro per “Improvvisamente l’estate scorsa”
Sandro Calabrese (La Bottega dei ReBardò di Roma), migliore attore caratterista
Chiara Dalle Carbonare (La Zonta di Thiene – Vicenza) ritira il premio a nome della collega Anna Chiara Bassan, migliore attrice caratterista
Luigi Moneta (Quelli del Martedì di Caprarola – Viterbo), migliore attore
Ramona Di Martino (Compagnia Incontri di Portici – Napoli), migliore attrice
Lello Genovese (Tra Palco e Realtà di Portici – Napoli), premiato da Enzo Garinei come migliore regista
Enzo Garinei, Premio Speciale Fitalia 2017
Enzo Garinei con la medaglia celebrativa dei 70 anni Fita
Un momento del simbolico passaggio del testimone, come sede della Festa del Teatro 2018, fra le città di Roma e Palermo
I presidenti dei Comitati Regionali Fita che hanno ospitato open day durante la Festa del Teatro Italiano
Enzo Ardone de La Bottega dei ReBardò di Roma riceve dal presidente Fita Carmelo Pace il Premio Fitalia 2017 per il migliore spettacolo (“Ben Hur” di Gianni Clementi)
ALCUNE FOTO DA STAGE E INCONTRI DELLA 30ª FESTA DEL TEATRO
Il drammaturgo Gianni Clementi durante l’incontro condotto da Fiammetta Fiammeri, direttrice artistica della Festa 2017
Il doppiatore Massimo Rossi intervistato da Fiammetta Fiammeri, direttrice artistica della Festa 2017
Un gruppo di partecipanti alla Festa durante una visita agli studi di Cinecittà
La nostra intervista a Enzo Garinei, Premio Speciale Fitalia 2017, ospite d’onore alla 30a Festa del Teatro Fita: 91 anni di simpatia, passione, talento. Da lui, attore di straordinaria esperienza, un messaggio che ogni amatoriale dovrebbe incorniciare…
È “Ben Hur” di Gianni Clementi proposto dalla compagnia La Bottega dei ReBardò di Roma lo spettacolo vincitore del 30° Premio Fitalia. La consegna del riconoscimento è avvenuta venerdì 29 settembre nella capitale, al Teatro San Carlo da Sezze, nel corso di una serata di gala resa ancora più emozionante dalla presenza dell’attore Enzo Garinei, al quale sono andati il Premio Speciale Fitalia e il lungo, caloroso applauso del pubblico.
Oltre al premio per il migliore spettacolo, il Fitalia 2017 si è articolato come sempre anche in altri ambìti riconoscimenti: per la regia, vittoria di Lello Genovese per “Venerdì 17” della compagnia Tra Palco e Realtà di Portici (Napoli); fra gli interpreti, gradino più alto del podio per Luigi Moneta come attore (Quelli del Martedì di Caprarola – Viterbo, per “La quarta onda” di Alessandro Morganti e Angelo Pecorelli), Ramona di Martino come attrice (Compagnia Incontri di Portici – Napoli, per “Ferdinando” di Annibale Ruccello) e Sandro Calabrese (La Bottega dei ReBardò) e Anna Chiara Bassan (La Zonta di Thiene – Vicenza, per “Mercurio” di Amelie Nothomb) come attori e attrici caratteristi. Infine, premio per il migliore allestimento alla Piccola Ribalta di Pesaro per “Improvvisamente l’estate scorsa” di Tennessee Williams.
Enzo Ardone della Bottega dei ReBardò riceve il Fitalia per il migliore spettacolo dal presidente nazionale Fita Carmelo Pace
Enzo Garinei riceve la medaglia celebrativa per i 70 anni della Fita dal presidente nazionale Carmelo Pace
Svelate
le nominations dei Premi Fitalia 2017, gli «oscar del teatro» della
Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita), che saranno consegnati
venerdì 29 settembre alle 21, al Teatro San Carlo da Sezze di Roma,
nell’ambito della 30ª Festa del Teatro.
Per
il migliore spettacolo della kermesse, la terna dei candidati al
gradino più alto del podio è formata da “Ben Hur” di Gianni
Clementi, proposto dalla compagnia La bottega di ReBardò di Roma,
“Venerdì 17” di Antonio Grosso, presentato da Tra Palco e Realtà
di Portici (Napoli), e “La quarta onda” di Alessandro Morganti e
Angelo Pecorelli, firmato da Quelli del Martedì di Caprarola
(Viterbo).
Per
la regia, testa a testa fra Enzo Ardone (Ben Hur), Lello Genovese
(Venerdì 17) e Francesco Iurlaro, per “Ferdinando” di Annibale
Ruccello, lavoro presentato dalla compagnia Incontri di Portici
(Napoli).
Passiamo
agli interpreti. Fra gli attori si ripropone la terna candidata al
trofeo maggiore, con Enzo Ardone (Ben Hur), Luigi Moneta (La quarta
onda) e Giuseppe Beato (Venerdì 17), mentre fra le attrici il
confronto sarà tra Chiara Delle Carbonare de La Zonta di Thiene
(Vicenza), presente con “Mercurio” di Amélie Nothomb, Patrizia
Giacchetti di Teatro Drao & TeaTroTre di Ancona, in gara con
“Amami!” di Davide Giovagnetti, e Ramona Di Martino (Ferdinando).
Quanto ai caratteristi, fra gli uomini le nominations sono andate a
Sandro Calabrese (Ben Hur), Giampiero Pozza (Mercurio) e Federico
Barlani del Teatro del Corvo di Padova, in gara con “Tre
sull’altalena” di Luigi Lunari; tra le donne la sfida si gioca
invece tra Anna Chiara Bassan (Mercurio), Valeria Pone (Ferdinando) e
Francesca Campogalliani dell’Accademia Teatrale “Campogalliani”
di Mantova, in finale con “Il trigamo” di Piero Chiara. Infine,
per il migliore allestimento, la terna delle candidate alla vittoria
è composta dagli spettacoli “Ferdinando” della compagnia
Incontri, “La quarta onda” di Quelli del Martedì e
“Improvvisamente l’estate scorsa” di Tennessee Williams della
Piccola Ribalta di Pesaro.
«Ogni anno di più – afferma Mauro
Pierfederici, direttore artistico Fita – questo premio ci consente
di avere una panoramica ampia sull’evoluzione del nostro teatro a
livello nazionale: e l’impressione, anche in questa edizione, è
estremamente positiva, confermando come la qualità delle nostre
compagnie sia sempre più marcata, sul fronte tecnico come su quello
artistico, con una notevole varietà di generi, di autori e di titoli
rappresentati».
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