Più che positiva la collaborazione stretta tra l’Istituto Comprensivo “Falcone e Borsellino” di Bardolino, in provincia di Verona, e la Federazione Italiana Teatro Amatori, coinvolta con un proprio formatore nella realizzazione di una giornata di laboratorio teatrale: una divertente e stimolante full immersion sul palcoscenico del Teatro Corallo di Bardolino che ha vista agire, sotto la guida di Cirillo Barichello, una quarantina di ragazzi dai 10 ai 13 anni provenienti da Italia, Turchia, Romania, Spagna e Portogallo, impegnati nel progetto “Drama”, che ha avuto come tema l’amicizia.
A margine della giornata abbiamo chiesto ai docenti presenti di illustrarci il rapporto esistente, nei loro Paesi, tra la scuola e il teatro e un’impressione complessiva sul progetto Erasmus come occasione di incontro e scambio tra diverse realtà.
Ecco, nell’ordine, i contributi dei docenti di Spagna (Sira Gutierrez e Isaías Rojo dell’Istituto CEIP Gerardo Diego di Santander), Portogallo (António Boimas, Filomena Silva e Maria do Rosario Narciso della Escola Básica José Régio di Portalegre), Romania (Camelia Onciu e Maria Tite del Liceul Teoretic German “Johann Ettinger” di Satu Mare) e Turchia (Meltem Kurnaz e Ece Ezgi Gigeksoy dell’Istituto Özel Oģuanan Özkaya ilkokulu di Izmir).
(Grazie a Silvia Bagnara Milan per il montaggio e la traduzione delle interviste)
La parola anche ad Alessandro Todaro, referente per il teatro dell’Istituto Falcone e Borsellino di Bardolino (Verona). Ottima la sinergia con Fita e interessanti le prospettive per future collaborazioni:
Il Comitato Regionale Ligure della Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) indice la terza edizione del Premio Fita Liguria “Tre Caravelle” 2019: concorso regionale dedicato a tutte le compagnie iscritte regolarmente alla Fita e aventi sede sul territorio regionale.
Il Premio Tre Caravelle Rientra nel circuito del Gran Premio Nazionale di Teatro Amatoriale (G.P.T.A) istituito da Fita.
La compagnia vincitrice del Premio “Tre Caravelle” 2019 rappresenterà la Liguria al G.P.T.A. 2020 al quale concorreranno tutte le compagnie vincitrici delle altre regioni.
Nell’ambito del Premio Tre Caravelle sarà assegnato anche il Premio Pietro Scotti al Miglior Attore ed alla Migliore Attrice individuati all’interno delle opere partecipanti alla rassegna.
Il concorso dà spazio sia alle opere in italiano che nelle diverse parlate liguri ed ammette tutti i generi teatrali (prosa, musical, teatro ragazzi, commedie musicali, ecc.)
Come nelle edizioni precedenti, la Giuria Tecnica valuterà i filmati pervenuti per individuare le compagnie finaliste, alle quali si aggiungeranno di diritto la compagnia vincitrice del Premio “Nena Taffarello” 2019 (a breve sarà pubblicato il bando) e la compagnia che si aggiudicherà il Premio “Genovino d’oro” 2018-2019, quest’anno alla prima edizione ed attualmente in corso.
E’ prevista una novità rispetto alle precedenti edizioni del premio: gli spettacoli finalisti saranno valutati dal vivo da una giuria itinerante che si sposterà nelle varie location nelle date indicate dalle compagnie stesse.
La precedente edizione ha visto la partecipazione di 23 compagnie che hanno rappresentato tutto il territorio regionale.
La Compagnia degli Evasi di La Spezia, vincitrice dell’edizione 2018 con lo spettacolo “Acre odore di juta” rappresenterà la Liguria al GPTA 2019 sabato 23 febbraio al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.
Il termine per la presentazione della domanda di partecipazione è sabato 30 marzo 2019.
Una scena di “Acre odore di juta” della Compagnia degli Evasi di La Spezia, vincitrice della scorsa edizione
La Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) partecipa con un proprio formatore alle attività messe in atto, in questi giorni, dall’Istituto Comprensivo “Falcone e Borsellino” di Bardolino (Verona), nell’ambito di un progetto Erasmus che coinvolge, oltre all’Italia, anche Turchia, Romania, Spagna e Portogallo. Il docente incaricato è Cirillo Barichello, attore, regista e formatore di lunga esperienza, che nella giornata di giovedì 14 febbraio guiderà un Laboratorio rivolto ad una quarantina di ragazzi, dai 10 ai 13 anni, provenienti da tutte e cinque le nazioni.
«È sempre con grande entusiasmo – commenta Carmelo Pace, presidente nazionale Fita – che partecipiamo a iniziative come queste, che coinvolgono i giovani e il mondo della scuola, due tra i fulcri della nostra quotidiana attività nel territorio. Un impegno che dimostriamo con azioni concrete: basti dire che la nostra Federazione è la sola in Italia ad aver sottoscritto un protocollo d’intesa con il Miur per l’alternanza scuola-lavoro, ambito nel quale ci stiamo muovendo con esperienze in tutto il Paese; o si pensi al grande progetto ‘Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale’, grazie al quale stiamo realizzando, nell’intero territorio nazionale, workshop gratuiti per giovani dai 18 ai 30 anni, da formare nell’applicazione del linguaggio teatrale in ambito sociale, in stretto contatto con enti, istituzioni e realtà attive in questo settore».
«Ma con il progetto Erasmus – sottolinea ancora il presidente Pace – condividiamo anche il respiro internazionale, un allungare lo sguardo che riteniamo essenziale in generale, ma soprattutto per i giovani: proprio per questo, come Federazione, da anni conduciamo il progetto Itaf, International Theater Academy of Fita, un percorso per gruppi di nostri giovani tesserati coinvolti in alcune settimane di alta formazione in Italia e all’estero, in collaborazione con partner internazionali come il Creative College di Utrecht in Olanda. Preziose esperienze di crescita personale – conclude Pace – prima ancora che artistica».
Cirillo Barichello, attore, regista e formatore, è stato individuato come formatore per guidare il Laboratorio teatrale del progetto, rivolto ad una quarantina di ragazzi, dai 10 ai 13 anni.
Come si svolgerà il laboratorio che ha pensato per i ragazzi di Erasmus?
Lavoreremo insieme su elementi come il ritmo, la voce e lo spazio, con poche parole e molta azione. Come obiettivo ci siamo posti di approfondire il concetto di amicizia, da sviluppare con loro che già vi si stanno confrontando concretamente, condividendo questa esperienza.
Può spiegarci qualche attività che condurrà con loro?
Per esempio, faremo un esercizio sulle vocali, usando la bocca come elemento sonoro: le vocali sono cinque, ma se usi l’espressività diventano infinite e questo ci permetterà anche di capire come vengono pronunciate in altre lingue. Un altro esercizio sarà dedicato al ritmo, utilizzando mani e piedi e lavorando in cerchio.
E per quanto riguarda lo spazio?
Partiremo dalla classica camminata, per poi lavorare su ritmo e velocità, anche appoggiandoci a brani musicali: il tutto con la regola di non urtarsi, di rispettare gli altri. Approfondiremo allacciandoci all’idea della zattera: se ci si posiziona in modo uniforme la zattera resta a galla, se ci si concentra tutti in un angolo si finisce col cadere in acqua. Poi si andrà andare oltre: disegneremo sul palco un rettangolo, che dovremo riempire, ma quel rettangolo diventerà sempre più piccolo: se si collabora si riesce a starci tutti, anche in un francobollo, altrimenti no. Cose intuibili, ma che vissute così, in prima persona, fanno pensare.
Con Alessandro Todaro, docente referente per il teatro dell’Istituto di Bardolino, parliamo invece più diffusamente del progetto Erasmus in corso, seconda esperienza del genere per questa realtà scolastica, dopo quella analoga vissuta tre anni fa in materia di Robotica e Matematica.
Il vostro istituto torna dunque nel mondo Erasmus. Di che cosa vi occupate in questa edizione?
Siamo stati selezionati come coordinatori per due progetti: uno sull’Ambiente, che coinvolge Grecia, Romania, Slovenia e Turchia, che abbiamo ospitato qui da noi lo scorso dicembre; e questo teatrale, condiviso anche con Spagna, Romania, Portogallo e Turchia, dove siamo andati noi a novembre. In quell’occasione mi è stata affidata la conduzione di un training attoriale di un paio di giorni, e con i colleghi di Portogallo e Turchia abbiamo tenuto un workshop. A maggio andremo in Spagna e il prossimo anno, dato che Erasmus ha cicli biennali, saremo in Romania e Portogallo.
Qual è l’obiettivo di queste esperienze?
Lo scopo principale è dare il giusto rilievo al teatro nella scuola, non solo per i ragazzi – per i quali il teatro rappresenta uno strumento prezioso di crescita e comunicazione – ma anche per gli insegnanti, che usano strumenti propri anche degli attori, come la voce e il corpo. Come tema portante è stato scelto il concetto di amicizia, da applicare all’idea di Europa, di solidarietà, di dialogo.
Come avete elaborato questa settimana in Italia e, in particolare, il laboratorio teatrale con Fita?
La responsabile del progetto per il nostro Istituto è la prof. Elena Maccari, insieme al dirigente Eugenio Campara. Per il teatro si sono affidati a me, che ho alle spalle una ventina d’anni di esperienza e conosco bene il mondo Fita, essendo anche stato, a lungo, presidente provinciale a Enna. Quando si è trattato di organizzare il laboratorio teatrale, quindi, ho subito pensato a Fita, che rappresenta una sicurezza in questo senso, coordinandomi con Fita Veneto sul territorio e Fita nazionale, per dare un respiro ancora più ampio a questa esperienza europea.
Impegnativa ma divertente, certamente ricca di emozioni e di stimoli, un’occasione preziosa per crescere come persone e per aprire la mente ad un senso del teatro che va al di là del palcoscenico. È l’esperienza offerta dal workshop che il progetto Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale sta proponendo in giro per l’Italia e che di recente ha fatto tappa a Reggio, in collaborazione con Fita Emilia Romagna. Con piacere, a conclusione di questo capitolo e come prologo per quelli che seguiranno, pubblichiamo le testimonianze dei giovani partecipanti al workshop di Reggio, che al termine di queste giornate hanno avuto modo di relazionarsi con alcuni ragazzi diversamente abili dell’Istituto Galvani Iodi, partner del progetto con i Comuni di Reggio e Correggio.
Beatrice BorghiQuella che sembra essere stata una piccola esperienza, si è rivelata invece una grande percorso. Di fronte ai ragazzi disabili mi sono sentita un po’ impotente. Hanno la capacità di ascoltare e comunicare con tutto il corpo, soprattutto attraverso il contatto e il sorriso. Il loro sorriso mi ha colpito particolarmente, contiene tutta la loro forza. Da questi ragazzi ho ricevuto la gentilezza, l’onestà e la bellezza della semplicità. Io penso di aver dato una piccola parte di me magari con uno sguardo, una carezza o un semplice sorriso. Mi porto a casa una bellissima esperienza piena di riflessioni, cambiamenti e crescita sia umana che relazionale.
Luis CatellaniPrima di questa esperienza ero molto felice, di potermi mettere in gioco nella relazione con ragazzi che magari fatto fatica a esprimere un bisogno, un frase. In realtà siamo noi a non voler ascoltare, a non voler capire un concetto, solo perché vediamo un’altro con occhi schifati, come se fosse diverso. Ero pieno di timori, ma ho capito che in realtà era solo quello di sbagliare approccio. Grazie a questa esperienza mi porto a casa una maggiore consapevolezza di un gesto, e di vedere qualcosa di bello anche nelle piccole cose, come un abbraccio, uno sguardo, in cui puoi comunicare moltissimo. E come quando dice semplicemente : “Ehi! Ciao Come stai? ” questo cosa può assumere diversi significati: – come lo stare bene fisicamente; – come lo stare bene mentalmente; Ho capito che devo lasciare da parte i pregiudizi. In generale non vedo l’ora di continuare il lavoro con loro ma più che altro di capire e essere capito.
Gabriele Cavanna Stamattina è stata un’esperienza
bellissima, ho avuto modo e soprattutto ho avuto la possibilità di
dimostrare, conoscere e ascoltare. La parte fondamentale e più
importante alla quale stiamo lavorando da giorni, l’ascolto. Ho
scoperto che ascoltare è molto più importante che “mostrare” e che certe
volte anche solo l’ascolto può formare il tuo carattere e là propria
capacità comunicativa. Oggi ho cercato di mettere in pratica proprio
questo, a 360 gradi, senza se e senza ma, e tutto ciò mi ha aiutato a
mostrarmi più presente è molto più sicuro Kevin Cordaro Sono e mi sento felice, ho messo tutto me stesso in un incontro con persone, quello che mi hanno lasciato è proprio questo, il fatto che loro sono persone. Che sanno amare come noi, sanno odiare come noi, sanno guardare, sanno ascoltare, sanno sentire, sanno pensare, ognuno con i suoi tempi ovviamente. Come noi lasciamo qualcosa a loro, loro lasciano qualcosa a noi. Avevo paura di cadere nel banale pietismo e di non riuscire a capire cosa fare e come muovermi, ma mi sono reso conto che non è stato così, mi sono reso conto che sono come noi, forse a volte, meglio.
Lisa Corradi All’inizio di questa esperienza mi aspettavo di dover fare molto più di quello che abbiamo fatto e che la lezione fosse più pesante ma mi sono ricreduta quasi subito, sono riuscita a stare perfettamente a mio agio con l’aiuto dei sorrisi delle persone con cui ero e l’aria di felicità che girava facendomi pensare che non mi giudicano e di divertirmi, sto imparando a dare ascolto al cuore senza passare per forza dal cervello.
Corinne Davoli Da questa esperienza ho imparato molte cose, una di queste è stata il comunicare in modo efficace verbalmente e fisicamente, ho imparato cosa vuol dire la parola “unione” perché so che l’unione fa la forza e lavorando e collaborando tutti insieme ho scoperto sentimenti ed emozioni, ho scoperto nuove personalità e sopratutto ho fatto nuove esperienze che mi hanno arricchito. Mi sono emozionata e mi ha fatto capire le mie aspettative iniziali che erano del tutto sbagliate perché avevo paura, paura di fare passi falsi e commettere errori ma sono arrivata alla conclusione che ad essere se stessi basta poco e che la gente, ognuno di noi, persone con disabilità e non è capace di capirsi anche con un singolo sguardo o un piccolo gesto.
Matteo Falorni Stamattina non sapevo cosa aspettarmi dato che era la prima volta che mi trovavo in questa situazione, comunque sono riuscito subito a relazionarmi e divertirmi con loro, ma sono rimasto colpito soprattutto perché è stato grazie a loro che è stato possibile, non mi aspettavo potessero essere così accoglienti fin da subito e questo mi ha fatto rendere veramente conto che anche loro possono provare emozioni. Sono contento che questo percorso me l’abbia fatto capire.
Simone Ferrari Posso dire che sono una persona davvero piena di pregiudizi e arrogante. Oggi nel lavorare con i ragazzi disabili, ho riscoperto che tutti noi adesso (dal primo all’ultimo) siamo capaci di dare dei giudizi sbagliati riguardo a persone che non conosciamo. Io in primis (prima di fare il laboratorio) non ero ansioso o impaurito, ma anzi tranquillo, la mia unica preoccupazione era quella di sentirmi superiore e più fortunato di loro che non riescono a fare certe cose. Quello che ho visto oggi ha ribaltato totalmente la situazione perché mi ha fatto capire che sono io quello sfortunato e inferiore perché giudicavo male una cosa che era bellezza. Ne ho avuto l’esempio (che mi ha praticamente commosso) oggi lavorando con un ragazzo. Prima di lavorare con lui mi ha colpito perché lui nonostante la sua disabilità, era felice e mi sono domandato: “io molte volte mi lamento di come sono, e uno così cosa dovrebbe dire? Che entra in aula con un viso bellissimo? Che ti fa cambiare la giornata”. Ero così colpito e affascinato da come si metteva in gioco e da quello che mi voleva trasmettere che non mi sono nemmeno accorto che mi ha sbavato addosso.
Andreea Gavril Io dopo questa esperienza ho imparato come bisogna relazionarsi con questi soggetti diversamente abili , come comportarsi , come il disabile è in grado di scegliere anche da solo per se stesso , che bisogna avere una formazione perché così si è consapevoli di quello che si fa, che noi non sappiamo il mondo, che bisogna essere se stessi con loro come se fosse un tuo amico, è che nel teatro e comunque importante perché crea integrazione lavorando in gruppo e si mettono in campo le abilità del diversamente abile e cosa importante non ci devono essere pregiudizi, anche se è difficile. Prima di lavorare con loro avevo paura, ero tesa e Ansiosa perché era la mia prima esperienza di questo tipo. Ma anche perché non sapevo come comportarmi e che cosa fare però quando abbiamo iniziato a fare gli esercizi sono cambiata io e il mio modo di pensare. Mi sono divertita ed emozionata, è stata un’esperienza davvero bella e mi dispiace se all’inizio avevo quella paura di lavorare con loro. Loro mi hanno dato tanto, e penso anch’io.
Martina Gherri In questo percorso credo di aver messo in pratica tutto quello che hanno cercato di darmi, anche se in rapporto alla disabilità, non ho capito l’esercizio di Alex (marionette). Di ieri soprattutto ho fatto tesoro della parola GAS e ho cercato in tutti i modi di metterla in relazione con il laboratorio affrontato oggi. Credo di portare a casa da questa esperienza: umanità. Ho cercato di fare niente, cioè mi sono buttata e mi sono stupita di quanto potevo capire, anche se non ho risposto a tutte le domande. Ma ogni cosa al suo tempo.
Denis Hila Prima di iniziare questa attività avevo il timore di non riuscire a dare il massimo,ma vedendo i loro sorrisi e le loro gentilezze sono scomparsi tutti i malesseri,mi sono molto divertito e emozionato con un di quei ragazzi. Speriamo che con il passare del tempo questa esperienza mi migliori
Carlos Juan Cosa porto a casa? Beh, a casa porto la consapevolezza che si può sempre imparare a ricevere del bene anche da quelle persone che fanno si parte del nostro quotidiano ma che tendiamo ad emarginare o semplicemente cerchiamo di congedarle velocemente senza renderci conto di quanto loro, a causa della loro difficoltà siano molto più sensibili e umani e che se noi ci fermassimo un’attimo e gli dessimo la possibilità di parlare, che non vuol dire per forza con le parole, scopriremo che in fondo tra noi e loro la differenza è poca e a quel punto ci sentiremmo parte di un unico, immenso e meraviglioso Noi, perché queste persone sono in grado di voler bene e di colorarci la giornata il che è bellissimo perché secondo me un po’ di colore nelle nostre giornate può solo che far bene.
Valentina Luisi Da questa esperienza ho appreso che per fare nuove conoscenze e capire meglio l’altro bisogna astenersi dai pregiudizi, cosa non facile in alcune situazioni. La sera prima dell’inizio del progetto, anche dopo l’incontro con l’esperto, pensavo che molto probabilmente non sarei mai e poi mai riuscita a trovarmi in una condizione di agio con persone disabili. Mi sbagliavo, lo so! Non dovevo analizzare l’esperienza attraverso pregiudizi e inutili ansie o paure, perché successivamente ho potuto rendermi conto che erano pressoché inutili e superflue. Quello che mi preoccupava principalmente è che spesso quando mi viene proposto un progetto o un laboratorio cado direttamente in una situazione di disagio totale dove preferisco non partecipare per paura di non esserne all’altezza o di non sapere abbastanza. Ho capito però che piccoli gesti, a volte, valgono più di mille parole e sono orgogliosa di aver partecipato e fatto si che questa esperienza sia l’inizio di un cammino verso dove tutti, nessuno escluso, sono accettati per quello che sono e dove le difficoltà possono essere trasformati i punti di forza per se stessi e per gli altri.
Oktawia Ewa Lupa Ieri abbiamo avuto l’occasione di avere con noi il professionista Valler, approfittando della sua disponibilità e della sua carriera da rappresentante-oss per porgergli delle domande alla luce del progetto teatrale con i ragazzi disabili della nostra scuola. Ciò che ci ha principalmente trasmesso è che non è questione di anziani o disabili, in ogni caso lavorare nel sociale vuol dire prendersi cura degli altri, mettendo in campo le proprie esperienze unite alle conoscenze. È essenziale che l’equipe sia solida e unita, affinché ognuno possa chiedere aiuto e avere il diritto di essere aiutato, migliorando il lavoro stesso ma soprattutto le condizioni dei lavoratori. Per relazionarci con un disabile non occorre compiere chissà quale gesto, ma semplicemente atteggiarsi con naturalezza, perché essendo umani come me, come tutti noi, sono in grado di capire e di farsi capire verbalmente o sfruttando le proprie abilità per permetterci ciò. Questo laboratorio è stato utile per iniziare a mettere dei punti. Infatti, stamane ero abbastanza sicura di poter creare un contatto coi ragazzi, ma appena le siede hanno iniziato a riempirsi un po’ di timore è venuto fuori. “E se non riuscissi a farmi capire?” Questa era la domanda che mi ha assillato per i primi cinque minuti. La professoressa di teatro però è riuscita subito a metterci a nostro agio, facendoci divertire e svolgere esercizi di ascolto e conoscenza indispensabili per iniziare questo progetto col piede giusto. Cosa mi porto a casa grazie a quest’esperienza? Dovrei iniziare a pensare alle altre persone, e non vedere me come il centro dell’universo. Sarà un percorso difficile, ma se loro riescono a vivere con le proprie piccole e grandi disabilità, io devo riuscire a maturare per lavorare in modo responsabile.
Sara Moraes Dos Anjos Durante il contatto con i disabili , lo chiamo così perché è come lo identifico, mi sono sentita molto provata e sottoposta a molta pressione questo senza dimostrarlo , mi sono tenuta tutte le mie preoccupazioni dentro, ho provato a mettere in atto la mia banale e quotidiana impostazione della persona tranquilla e capace, anche se consapevole della mia paura perpetua di non essere accettata è compresa, paura di essere strana e non riuscire a dare esattamente ciò che mi ero prefissata o ciò che gli altri miei compagni erano capaci di dare, quindi seguendo le indicazioni di Waller ho messo in pratica la naturalezza senza usare maschere, perché i ragazzi disabili non hanno la cattiveria di giudicare ma sentono la cura è l’affetto e la semplicità del contatto ciò che mi ha sorpreso di più è il fatto che loro mi hanno dato ciò che io avrei dovuto dare secondo la mia concezione e ho imparato che loro sono allo stesso livello di noi mi sono spogliata dai pregiudizi . È stato un momento per capire come mettere in pratica ciò che ieri un professionista nell’area della sociale Waller ha preannunciato cioè le modalità del lavoro per essere operatori efficaci e sono due punti essere empatici per natura cioè avere una predisposizione verso l’altro poi guardare sentire e ascoltare, cioè essere a mio avviso attivi perché devi far capire che tu ci sei Senza voler imporre la tua volontà, Poi dall’incontro ho capito che anche raggiungere piccoli micro obiettivi e dargli peso è molto importante perché per noi può essere un’azione abitudinaria ma per loro magari fare certe cose richiede molto sforzo punto e virgola non si può però pensare di poter cambiare totalmente la situazione dell’ospite o utente ma bisogna fare acquistare alla persona dignità punto inoltre dobbiamo sempre affidarci a persone che hanno avuto un’esperienza più prolungata è un percorso vero e proprio nell’area fondamentale e lavoro di equipe équipe perché si crea così un’aria favorevole al lavoro.
Nicole Quadernari All’inizio di questa esperienza avevo molta ansia, ansia di sbagliare e provocare dolore o disagio nella persona davanti a me. Il giorno prima di iniziare il progetto a scuola con i disabili è venuto Waller Corsi a spiegarci il suo lavoro da responsabile O.S.S. e abbiamo colto l’occasione per fargli domande e risolvere alcuni timori e dubbi. Ci ha detto che per far un buon lavoro bisogna essere se stessi, perciò durante la lezione ho provato ad essere naturale, i sorrisi sulle loro facce hanno allontanato i miei dubbi. Ci siamo ascoltati e ci siamo conosciuti, aprendoci alla diversità. Alla fine della lezione mi sono data della stupida, non avevo nessun motivo di essere ansiosa. Cosa mi porto a casa? Beh, di sicuro non i pregiudizi.
Nicole Tedeschini È stata un’esperienza davvero molto intensa. All’inizio ero tesa e leggermente spaventata, poi appena abbiamo cominciato con gli esercizi ho iniziato a sciogliermi. Ho cominciato a provare diverse sensazioni del tutto inaspettate. E diversamente da quello che pensavo, e dalle aspettative iniziali mi sono trovata davvero bene, mi sono lasciata andare mettendo da parte gli “stereotipi” e le paure iniziali. In questo modo sono riuscita a vivere a pieno questa esperienza portando a casa risultati positivi. Sono rimasta stupita e colpita da come delle semplici attenzioni possano cambiare nettamente la giornata di una persona. Sono davvero felice di questa esperienza, nonostante io sappia che ci sono ancora punti in cui devo migliorare, nonostante ciò sono sicura che questa esperienza abbia cambiato il mio metodo di approccio e il mio modo di pensare nei confronti di persone con disabilita perché ora sono consapevole di quanto possano dare.
Giulia Zirotti In questa esperienza ho fatto un po’ di chiarezza. Ho cercato di ascoltare il più possibile gli esperti e i pensieri delle altre persone. Ho provato a “entrare” nelle prospettive degli altri, per cercare di capire la mia, perché faccio fatica ad avere un’idea precisa sull’argomento. Ho sempre pensato di avere il bisogno di lavorare con le persone, anche se una persona esterna probabilmente direbbe il contrario. So quale lavoro voglio fare da grande, e so che non è questo, ma penso che si possa collegare e che l’esperienza che ho fatto mi abbia arricchito molto a livello umano. Ho ascoltato l’esperto e ho ritrovato in lui molta semplicità, che per me è una cosa positiva, intendo quella semplicità che racchiude l’amore, la passione, la voglia, il bisogno di fare questo lavoro. Chi lavora con le persone, disabili, anziani, bambini, deve sentirne il bisogno, deve avere studiato, e deve escludere dalla sua vita lavorativa i pregiudizi. Ho capito che i pregiudizi servono solo per metterti in difficoltà, perché si annulleranno tutti una volta che lavorerai sul campo, in primis perché le persone con cui lavorerai non me hanno nei tuoi confronti. Ho capito che questo lavoro, questo progetto necessita di autentica empatia, di sorrisi veri che accolgano l’altro. Credo di essere pronta per un progetto futuro in questo ambito, con loro oggi mi sono trovata davvero bene, è uscita una parte di me che spesso fatica ad uscire, ero tranquilla, sono stata naturale, ero a mio agio e mi sono anche divertita, per questo la valuto in modo positivo.
Quinto appuntamento, sabato 16 febbraio alle 21, al Politeama di Torre Annunziata (Napoli), con il “Gran Premio del Teatro Amatoriale”, concorso nazionale indetto dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) che riunisce i vincitori di altrettante kermesse di carattere regionale. Sul palcoscenico salirà la compagnia CarMa di Reggio Calabria, già vincitrice del premio della Fita regionale “Bronzi di Riace”, attesa con 1861 La brutale verità, lavoro tratto dal libro di Michele Carilli, che ne cura anche la regia con Lorenzo Praticò. Spettacolo di teatro-canzone, l’allestimento racconta la storia del meridione d’Italia prima e dopo l’unità. Il cast è composto da Gabriele Profazio nel ruolo di narratore, dalla cantante Marinella Rodà e dai musicisti Alessandro Calcaramo e Mario Lo Cascio. Ingresso libero su invito. Per informazioni contattare il numero 081.535.82.01 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.00) o rivolgersi all’ufficio di Gabinetto del Sindaco di Torre Annunziata, presso la sede comunale di via Provinciale Schiti, 51 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15). Dopo questo appuntamento il Gran Premio si sposterà al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, dove sono in cartellone quattro spettacoli, da sabato 23 febbraio a sabato 13 aprile. L’ultima parte della kermesse si svolgerà infine al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei, che ospiterà le ultime quattro serate e la cerimonia di premiazione del concorso, sabato 18 maggio. La manifestazione è realizzata con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali ospitanti e il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, che l’ha inserita tra le iniziative contro il “sistema” della camorra. La collaborazione organizzativa è del Comitato Fita Campania, con Intercral Campania come partner.
Incontro conclusivo, aperto al pubblico, per la tappa regionale di “Fondamenta”, il progetto nazionale che la Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) rivolge a giovani tra i 18 e i 30 anni, già attivi come operatori in ambito sociale o interessati alla materia. L’appuntamento è fissato per domenica 10 febbraio alle 11, al Borgo delle Querce di Reggio Emilia, sede di Etoile e del Centro nazionale di formazione della Federazione che in questi giorni, tra giovedì 7 e sabato 9 febbraio, ha ospitato un workshop gratuito sull’uso del linguaggio teatrale nel sociale, tenuto da Meri Zambelli, Wietse Ottes e Maria Grazia De Marco e realizzato con l’Istituto Galvani Iodi e con i Comuni di Correggio e di Reggio Emilia e come partner. L’incontro sarà un confronto a più voci, per parlare insieme di giovani e di formazione e per conoscere più da vicino le numerose opportunità che il sistema Fita mette in campo a livello nazionale e territoriale. Vi parteciperanno l’assessore alla scuola e alla creatività giovanile del Comune di Reggio Emilia Raffaella Curioni, la presidente di Fita Emilia Romagna Mascia Bandini con i presidenti provinciali Fausto Bordini di Bologna, Antonio Guidetti di Reggio Emilia e Franco Pezzi di Ravenna, i componenti del direttivo nazionale Fita Giuseppe Minniti e Francesco Pirazzol,; il responsabile dell’Ufficio progetti federativo Giulio Ustica, i formatori Maria Grazia De Marco e Daniele Franci e con loro, naturalmente, i giovani partecipanti al workshop, che porteranno una diretta testimonianza sull’esperienza vissuta in queste giornate. Il Progetto “Fondamenta” è realizzato da Fita con l’Associazione Nazionale di Azione Sociale (Anas) e il Comitato Fita di Pordenone come partner. È reso possibile dal finanziamento ottenuto dalla Federazione vincendo un apposito bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il Borgo alle Querce, sede del Centro Etoile, si trova in via Fratelli Cervi, 103 a Reggio Emilia.
I giovani partecipanti al workshop
Un momento di condivisione durante l’incontro “Reggio 2019”
Sabato 9 febbraio alle 21, al Politeama di Torre Annunziata (Napoli), quarto dei tredici spettacoli in gara al “Gran Premio del Teatro Amatoriale”, concorso nazionale indetto dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) che riunisce i vincitori di altrettante kermesse di carattere regionale. A salire sul palcoscenico sarà il Teatro Accademia di Pesaro, che ha conquistato il premio della Fita marchigiana “Marche in Atti”. Sarà di scena con “La notte dell’Uomo Nero” di Maury Incen, per la regia di Giovanni Buresta. Quella rappresentata è una favola con tutti gli elementi giusti per affascinare un pubblico senza età: fantasia, avventura e qualche brivido, sulle tracce dell’Uomo Nero, oscura creatura che, prigioniera delle tenebre, si insinua nei sogni dei bambini e vuole conquistare il mondo. In difesa della serenità dei piccoli, cinque guardiani scendono in campo per vanificare i suoi loschi piani. Ma la battaglia è dura, anche perché l’Uomo Nero rapisce la Luna, compromettendo l’equilibrio del pianeta e della vita su di esso. Ingresso libero su invito. Per informazioni contattare il numero 081.535.82.01 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.00) o rivolgersi all’ufficio di Gabinetto del Sindaco di Torre Annunziata, presso la sede comunale di via Provinciale Schiti, 51 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15). Il Gran Premio proseguirà fino al 18 maggio e si svolgerà, oltre che al Politeama di Torre Annunziata, al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano e al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei. La manifestazione è realizzata con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali ospitanti e il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, che l’ha inserita tra le iniziative contro il “sistema” della camorra. La collaborazione organizzativa è del Comitato Fita Campania, con Intercral Campania come partner.
Una scena de “La notte dell’Uomo Nero” del Teatro Accademia di Pesaro
I comitati regionali di Umbria ed Abruzzo della Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA), con il patrocinio della Regione Umbria, della Regione Abruzzo, dei Comuni di Porano, Castel Giorgio, L’Aquila, Bolsena, Chieti e della Deputazione Teatrale “Teatro Marrucino” di Chieti, propongono la seconda edizione del festival interregionale del monologo.
La gara si svolgerà nei territori di entrambe le regioni: in Umbria, tra Porano (Terni), Castel Giorgio (Terni) e Bolsena (Viterbo); in Abruzzo, a Pescara e a L’Aquila.
La domanda di partecipazione dovrà essere presentata entro e non oltre il giorno lunedì 25 febbraio 2019, allegando il curriculum artistico ed eventuale registrazione audio e video, all’indirizzo di posta elettronica: festivaldelmonologo@gmail.com.
Il numero massimo di partecipanti, da distribuire tra le cinque serate di selezione, è di 60; qualora i partecipanti fossero in numero superiore, un’apposita commissione effettuerà una selezione sulla base dei curricula artistici inviati.
La serata finale, alla quale accederanno 10 finalisti selezionati nelle serate eliminatorie precedenti, si svolgerà sabato 1 giugno 2019, alle ore 21 al Teatro Marrucino di Chieti.
Ad ogni partecipante sarà consegnato un attestato di partecipazione. Ad insindacabile parere delle giurie potranno essere assegnati eventuali riconoscimenti per particolari meriti.
Al primo classificato sarà consegnato un premio ispirato al Guerriero di Capestrano, scultura in calcare tra le più importanti testimonianze dell’arte italica del VI secolo avanti Cristo e conservata al Museo Archeologico nazionale d’Abruzzo. Il secondo e terzo classificato riceveranno un bassorilievo di un’artista spoletina ispirato ad un tema teatrale.
Nelle pagine Facebook dei due comitati regionali è disponibile il bando completo. Per qualunque informazione è possibile contattare Antonio Potere al numero 339 2314718, email: fitateatroabruzzo@gmail.com oppure Mario Facchini al numero 338 3851253, email: umbria@fitateatro.it.
Doppio appuntamento di spettacolo sabato 2 alle 21 e domenica 3 febbraio alle 20, al Politeama di Torre Annunziata (Napoli), per la quarta edizione del “Gran Premio del Teatro Amatoriale”, kermesse nazionale firmata dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) che riunisce i vincitori di altrettanti concorsi attivati a livello regionale.
Sabato, per il secondo dei tredici spettacoli del ricco cartellone, a salire sul palcoscenico sarà la compagnia Spasso Carrabile di Nizza Monferrato (Asti), che si è aggiudicata il premio Fita Piemonte “Un PO di Teatro”: proporrà “Credoinunsolodio” di Stefano Massini, per la regia di Matteo Campagnoli, con Marta Morando, Loredana Isoldi e Simona Secoli come interpreti. L’intenso dramma di Massini ruota attorno a tre figure femminili, inconsciamente legate tra loro da un comune destino: una studentessa palestinese pronta ad immolarsi per il suo popolo; un’insegnate israeliana aperta al dialogo finché la vita non la porterà a cambiare le sue convinzioni; una soldatessa americana mandata a combattere in un conflitto che non comprende.
Domenica toccherà invece a ‘A Cumpagnia ‘e Zazzà di Torre del Greco (Napoli), vincitrice del premio Campania Felix indetto dal Comitato regionale della Fita, di scena con “’A morte ‘e Carnevale” di Raffaele Viviani, per la regia di Salvatore Pinto. Scritta nel 1928 dal celebre autore e attore napoletano, la commedia ruota attorno alla figura dell’usuraio Pasquale Capuozzi, detto Carnevale per la figura imponente. Colpito da un malore, l’uomo fa testamento: ma a chi deciderà di lasciare tutti i suoi averi? E sarà questo l’unico mistero della vicenda?
Per entrambi gli appuntamenti ingresso libero su invito. Per informazioni contattare il numero 081.535.82.01 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15) o rivolgersi all’ufficio di Gabinetto del Sindaco di Torre Annunziata, presso la sede comunale di via Provinciale Schiti, 51 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15).
Il Gran Premio si svolgerà, oltre che al Politeama di Torre Annunziata, al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano e al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei. La manifestazione è realizzata con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali ospitanti e il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, che l’ha inserita tra le iniziative contro il “sistema” della camorra. La collaborazione organizzativa è del Comitato Fita Campania, con Intercral Campania come partner.
Conto alla rovescia per la 31ª edizione del Festival Nazionale “Maschera d’Oro”, la kermesse organizzata dal Comitato veneto della Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) in collaborazione con Regione del Veneto, Comune di Vicenza, Il Giornale di Vicenza e Confartigianato provinciale, che affianca alla kermesse il proprio 25° Premio “Faber Teatro”. L’appuntamento gode del patrocinio, tra gli altri, di Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Amministrazione Provinciale di Vicenza e Fita nazionale. La conferenza stampa “Compagni di viaggio”, determinati a portare avanti insieme questa iniziativa ormai storica, ma sempre dinamica e ricca di stimoli: così si sono definiti tutti i partecipanti alla conferenza stampa di presentazione della nuova edizione della kermesse, svoltasi venerdì 25 gennaio nella sede di Confartigianato Vicenza: Aldo Zordan, presidente del Festival e vicepresidente nazionale Fita, Mauro Dalla Villa, presidente regionale della Federazione, Agostino Bonomo, presidente dell’organizzazione imprenditoriale, il vicesindaco di Vicenza Matteo Tosetto, l’assessore comunale alla Formazione Cristina Tolio e il consigliere delegato alla Cultura per la Provincia di Vicenza, Francesco Enrico Gonzo, tutti partner, con la Regione del Veneto, dell’importante kermesse. Dopo un’introduzione da parte del presidente del Festival Zordan, che ha ringraziato quanti si adoperano per il sostegno e l’organizzazione della manifestazione, la parola è passata a Bonomo, che ha sottolineato il significativo anniversario del “Faber”, giunto alla 25ª edizione: «Confartigianato Vicenza – ha affermato – è fiera di essere al fianco di Fita Veneto in una realtà consolidata come la “Maschera d’Oro” e continuerà a sostenerla, nel segno di quell’attenzione verso la cultura, anche come importante voce economica, alla quale stiamo dedicando una sempre maggiore attenzione». «A nome della città – ha affermato il vicesindaco Tosetto – ringrazio Fita Veneto, la “Maschera d’Oro” e il Premio “Faber”, perché creano cultura e fanno conoscere il nome di Vicenza in tutta Italia». Anche da parte del consigliere provinciale Gonzo è stata ribadita la lunga e concreta collaborazione in atto con Fita, «in particolare – ha ricordato – attraverso la rassegna Teatro Popolare Veneto, che porta numerose rappresentazioni in ogni angolo del territorio, rendendosi veicolo di cultura». Quanto al concorso riservato agli studenti, che vede l’Assessorato alla Formazione del Comune di Vicenza come partner, l’assessore Tolio ne ha ribadito ruolo e spessore: «Il teatro – ha dichiarato – rappresenta una garanzia di partenza nella formazione dei giovani, e questo proposto da Fita Veneto è un percorso formativo di altissima qualità, una di quelle buone opportunità che ci sono e vanno colte». Lo spessore artistico del Festival è stato infine ribadito dal presidente di Fita Veneto: «La “Maschera d’Oro” – ha dichiarato Dalla Villa – ha da sempre il pregio di dare spazio ai più diversi tipi di teatro e a titoli spesso inconsueti, che difficilmente trovano spazio in altri circuiti rendono il nostro cartellone davvero diverso».
Il presidente del Festival e vicepresidente nazionale Fita, Aldo Zordan
Il cartellone Sette, come sempre, le compagnie scelte per sfidarsi al Teatro San Marco di Vicenza, un sabato dopo l’altro, dal 9 febbraio al 23 marzo, con inizio alle 21. La selezione – che ha coinvolto una sessantina di formazioni ed è stata affidata ad una commissione di esperti e, per la definizione del cartellone, al drammaturgo Luigi Lunari – ha premiato quest’anno compagini provenienti da Campania, Lombardia, Trentino – Alto Adige, Sicilia e Veneto. Questo, dunque, il programma del Festival: Gruppo Giovani 2000 di Rezzato, in provincia di Brescia, con Nel regno di Oz da Il meraviglioso mago di Oz di Lyman Frank Baum, regia di Alessandra Portesi e Gisella Brunetti (9 febbraio); La Ringhiera di Vicenza con Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, regia di Riccardo Perraro (16 febbraio); Nuovo Teatro Stabile Mascalucia, dalla provincia di Catania, con Yerma di Federico García Lorca, regia di Massimo Giustolisi e Giuseppe Bisicchia (23 febbraio); G.A.D. Città di Trento con Oh… che bella guerra! di Luigi Lunari, regia di Alberto Uez (2 marzo); La Barcaccia di Verona con La serva amorosa di Carlo Goldoni, regia di Roberto Puliero (9 marzo); Teatro dei Dioscuri dalla provincia di Salerno, con Uomo e Galantuomo di Eduardo De Filippo, regia di Antonio Caponigro (16 marzo); Soggetti Smarriti di Treviso con Tramonto di Renato Simoni, regia di Franco Demaestri (23 marzo). La proclamazione dei vincitori si terrà sabato 30 marzo, sempre al San Marco, accompagnata da un’esibizione di Coro ed Ensemble strumentale di Vicenza, diretti dal M° Giuliano Fracasso in un programma di celebri colonne sonore. In palio, oltre al trofeo alla migliore compagnia, anche premi individuali a registi, attori e attrici, caratteristi e giovani interpreti, un premio per il migliore allestimento ed il premio decretato dal pubblico.
Il Premio “Faber Teatro” compie 25 anni La formazione che conquisterà la “Maschera d’Oro”, come noto, si aggiudicherà anche l’abbinato Premio “Faber Teatro”, promosso da Confartigianato Vicenza e giunto quest’anno alla 25ª edizione. Per le compagnie si tratta di un riconoscimento particolarmente ambito, perché consente di esibirsi per una sera sullo storico palcoscenico dell’Olimpico di Vicenza, teatro coperto più antico del mondo. Giunto a questo significativo anniversario, il Premio conferma la speciale sensibilità con la quale la Confartigianato vicentina esalta da sempre l’affinità esistente fra il mondo dell’imprenditoria artigiana e il teatro amatoriale, entrambi fondati sull’impegno, la passione, la qualità e l’unicità.
Il premio “Renato Salvato” e il concorso di critica per gli studenti delle superiori Come tradizione, torneranno inoltre il premio “Renato Salvato”, assegnato a chi si metta in luce per la diffusione della cultura teatrale, ed il premio di critica “La Scuola e il Teatro”, realizzato d’intesa con l’Assessorato alla Formazione del Comune di Vicenza e riservato agli studenti delle scuole superiori: i giovani che si iscriveranno (entro il 31 gennaio) potranno assistere gratuitamente a due spettacoli del festival appositamente scelti per il concorso (Yerma e Oh… che bella guerra!), redigendo poi una critica giornalistica su una o entrambe le performance; potranno inoltre partecipare, mercoledì 20 febbraio alle 15, nella sede di Fita Veneto a Vicenza, ad un incontro propedeutico alla critica teatrale e illustrativo dei due lavori con i quali si dovranno confrontare.
Informazioni, abbonamenti e biglietti Gli abbonamenti sono in vendita nella sede di Fita Veneto, in stradella delle Barche 7 a Vicenza (tel. 0444 324907, al mattino, dal lunedì al venerdì) allo stesso prezzo dell’anno scorso: 70 euro gli interi, 60 i ridotti; invariati anche i biglietti, a 10 euro gli interi e 8.50 i ridotti.
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